
22 Giu PILLOLA INFORMATIVA #3: UNO SGUARDO DI INSIEME SULLA RIFORMA. VERSO IL SENATO DEI COMUNI E DELLE REGIONI.
Abbiamo visto cos’è il “Bicameralismo perfetto” o “paritario” in Italia.
Per superarlo, non ci sono che due strade:
– eliminare una Camera (e passare al monocameralismo)
– o differenziare il ruolo della seconda camera (bicameralismo non perfetto).
Si è scelta quest’ultima strada, anche perché alla Costituente il dibattito sul monocameralismo fu affrontato, e fu sempre fortemente minoritario e alla fine escluso esplicitamente. Come lo escluse, ad esempio, la Bicamerale D’Alema.
Una seconda camera, che è presente in quasi tutte le maggiori democrazie occidentali (tutti i paesi del G8 sono bicamerali) fu introdotta storicamente in molti paesi:
– o per avere una diverso criterio di rappresentanza ed elezione (es. camera di nomina regia VS camera elettiva),
– o per rappresentare i singoli territori, in stati federali o con rilevanti autonomie locali.
Da noi è stata quindi scelta questa seconda pista, perché coerente col nostro Titolo V, col forte ruolo costitutivo della Repubblica che la nostra Costituzione riconosce, fin dal 1948 e ancor più dal 2001, ai Comuni e alle Regioni.
Che d’ora in poi avranno diritto, conseguentemente, di essere rappresentati a Roma “in quanto tali”, in quanto enti autonomi, costitutivi della Repubblica (così recita già oggi la nostra Costituzione).
Se questi enti sono costitutivi della Repubblica (in qualche modo, gli pre-esistono, secondo la nostra Costituzione) non è fuori luogo rappresentarli a Roma. Pensate che materie importantissime di rapporto Stato-Regioni, come la sanità, sono oggi regolate da un organo non costituzionale e non elettivo, e in grand parte tecnico, la Conferenza Stato-Regioni.
Dunque, un Senato dei Comuni e delle Regioni ci darà un luogo Costituzionale per “rappresentare le istituzioni territoriali”, “esercitare le funzioni di raccordo tra lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica” (così recita testualmente la Riforma) e per legiferare in materia di ordinamento e funzioni di Comuni e Città metropolitane. Come c’è in Spagna e in Germania, per fare due esempi.
Per questo sarà composto da sindaci e rappresentanti delle Regioni, per un totale di 100 membri (contro gli attuali 315).
Avremo dunque un Senato con una funzione ben definita, differente da quella della Camera:
rappresentare a Roma l’Italia delle 100 città, degli 8000 comuni, delle 20 regioni, insomma, il tessuto connettivo profondo della nostra realtà istituzionale e democratica.
Sarà così superato, e in modo politicamente utile per la qualità della rappresentanza, il “bicameralismo perfetto”.